Canto del Girasole - Acquista online!

Quello di Cesidio D’amico è un esordio felice. Poco più che ventenne pubblica il suo primo libro di poesie. "Canto del girasole"(Azimut,pagg.83) che rappresenta da subito una vera e propria eccezione nel panorama dei giovani poeti. D’Amico è un giovane autore che si colloca nella tradizione della poesia lirica, non facendo nulla per nascondere i debiti di riconoscenza per i poeti che hanno contribuito alla propria formazione.
A differenza dei suoi coetanei, e i suoi versi lo dimostrano, D’Amico ama della poesia la parola pura. Per lui scrivere poesie significa innanzitutto dare voce alle alchimie del cuore, scrutare con dire gentile la voce interiore, cercare nel silenzio di una riflessione intima il modo più autentico per contemplare le gioie e le ferite dolorose che albergano in tutti gli spazi del tempo.
Come gentili carezze i suoi versi si spargono sulla pagina bianca, in cerca di un ritmo e di una voce. D’Amico, con la straordinaria innocenza di un’ingenua bellezza, invita tutti ad ascoltare un canto di quiete che sgorga dalla presenza tumultuosa delle passioni.
Il poeta, con grande e inattuale sensibilità, si sofferma sul complesso mondo delle passioni umane dove la poesia è quel sentire intenso che fa la differenza.
Il poeta sa benissimo che il dolore quotidianamente invade la vita dei singoli. Ognuno di noi silenziosamente porta dentro di sé una ferita. D’Amico sa auscultare il nostro umbratile tempo e le sue ingiustificate assenze.
Tutto questo fa parte della perduta felicità della natura. D’Amico, richiamandosi all’intuizione filosofica di Schiller, si mette in ascolto della parola pura della poesia "…lanciata/ come una bianca vela/in seno alle tempeste/che gli occhi monda/sfioriti a un’esangue/primavera".
La parola pura, nei versi di Cesidio D’Amico, contiene in una quiete tutta l’ansia della voce del tempo, guarisce le ferite dei cuori scalfiti , e dolcemente traghetta in un canto di forti emozioni il respiro mortale del dolore con il quale i fragili passi dell’uomo sono costretti a convivere.
La forza evocativa della parola, di ungarettiana memoria, è l’elemento rilevante della scrittura del giovane poeta ,che si presenta già maturo e colto , impegnato a rovistare tra le pieghe del cuore.
D’Amico incarna la figura di un poeta d’altri tempi: un uomo che attraversa i silenzi della vita.
Un ladro di parole che rovista tra i casolari dati alle fiamme in foreste di raggi: "…conosco la parola/che muore scolpita/in volto alla cenere,/conosco la parola che l’amore/disegna con un negro/livido sulle promesse/degli amanti".
Nelle ferite del giorno il poeta è l’operaio del verso . Nella poesia egli scorge quella salvezza che il resto degli uomini mai vedranno, perché è troppo intensa l’oscurità che proviene dalle profondità del mondo delle ombre.

 

 

 

 

 

 

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